mercoledì 5 settembre 2012

Il pareggio sottosopra di Del Piero.


Del Piero ha firmato per il Sydney Football club. Sarà uno Sky blue, gentilizio del club, come da tradizione anglosassone.

Il giro del mondo in 80 squadre è terminato a otto ore di fuso orario dal meridiano di Torino.

Contratto biennale per due milioni di dollari australiani a stagione, l’equivalente di un milione e seicento mila euro.

Una vacanza lunga due anni, lontano dai riflettori italiani e dal calcio europeo. Del Piero sarà il pioniere, il pirata, il galeotto alla scoperta di un nuovo mondo. Waltzing Matilda. Il richiamo del grande continente australiano. You’ll come a waltzing Matilda with me.

Prima di lui nel Sidney Fc hanno già militato Benny Carbone e Juninho Paulista, con magre fortune, diciotto presenze in due ed un bottino di soli tre gol (in quattro partite) per l’attaccante italiano ex Roma ed ex Inter (anche se fu ex di una ventina di squadre nella sua carriera).

Una scelta radicale. Una sconfitta ed una vittoria. Del Piero abbandona il grande calcio per rifugiarsi in un progetto stimolante nella terra dei canguri, entrando di diritto nella lunga lista dei pensionati del calcio europeo.

La sua scelta, inizialmente, fu obbligata dalle decisioni della dirigenza bianconera. Quando ad Ottobre 2011, durante un’assemblea degli azionisti, Andrea Agnelli dichiarò "Del Piero è il nostro capitano, rappresenta il legame tra il vecchio e il nuovo stadio. Gli dedicherei un applauso perché ha fortemente voluto rimanere ancora qui con noi, per quello che sarà il suo ultimo anno in bianconero", in molti rimasero sorpresi.

Uno strappo allo stile Juve. Se mai ce ne fosse stato uno. Sicuramente un precedente nelle relazioni tra grandi campioni, che a lungo hanno vestito una maglia, e una dirigenza che si rivela irrispettosa, più che irriconoscente.
I cammini nella vita si separano, ma ci sono modalità che in alcuni casi vanno rispettate. Legame tra vecchio e nuovo stadio?

Uno schiaffo a Del Piero e all’immagine che rappresenta, a Torino, in Italia e all’estero. Saranno trattati ugualmente, quando verrà il momento, i vari Buffon, Pirlo e Marchisio? 

In una prima analisi la decisione dell’ultimo dieci juventino di emigrare, scarpini in spalla, a ventiquattro ore di aereo dal vecchio continente è una sconfitta. Non personale, ma nei confronti di quella stessa dirigenza che lo ha rinnegato con poca classe e poco garbo.
Non servi più qui. Pensionamento anticipato. Non rientri nei nostri piani. Trovati un’altra famiglia. Lontano da qui . Sottinteso e sperato.

Molte sono le storie di calciatori, a fine carriera, pronti a calciare palloni su altri lidi.

La maggior parte lo ha fatto consapevolmente, valutando serenamente le proprie situazioni. Scelte non imposte. Pensionati felici. Cannavaro a Dubai, Nesta e Di Vaio in Canada sono solamente gli ultimi naufraghi di un esodo dorato che iniziò prima con Pelè negli Stati Uniti, continuando con Zico e Leonardo in Giappone e arrivando a Effenberg e Romario nella penisola araba, propaggine che volgeva lo sguardo a Oriente, verso Cina e Russia.

Anche se molti, lontano da casa, non sono durati più di una stagione.

In questo senso quella di Del Piero è stata una scelta forzata, non studiata. Costretto all’esilio, anche se ancora voglioso di dimostrare il massimo, di giocare e di vincere.

Altri, prima di lui, scelsero nuove avventure meno esotiche e più competitive. Pirlo alla Juve, dato per finito, ancora fa rimpiangere alla dirigenza del Milan il proprio errore, la scelta avventata, il non averlo spinto a giocare all’estero.

Raul, che dopo una vita nel Real Madrid, ha vissuto una seconda giovinezza nello Schalke 04, fino alle semifinali di Champions League. Il giorno del suo addio a Gelsenkirchen, i tifosi tedeschi lo hanno omaggiato come neanche fecero in Spagna, dopo 18 anni di onorato servizio. Due anni intensi. Una porta sbattuta in faccia a Madrid, un’occasione per dimostrare a tutti il suo valore in Germania. Nel calcio che ancora contava. Dopo l'addio di Raul, lo Schalke ha ritirato la maglia numero 7 dell'attaccante spagnolo.



Del Piero avrebbe potuto giocare ad essere Raul, ad essere nuovamente Del Piero. Essere rimpianto a Torino. Giocare ai livelli che gli spettano.

Una sconfitta. Lontano dai risultati, dai campionati europei. Se Alessandro non è da Juve, non è da nessun’altra squadra. Non è da Malaga, non è da Liverpool, non è da Tottenham.
Aver scelto l’Inghilterra o la Spagna forse gli avrebbe dato qualche soddisfazione nei confronti di chi lo aveva cacciato, sbattendogli la porta in faccia.
Pinturicchio poteva dare ancora molto al calcio europeo ma è voluto essere un pensionato del calcio. Senza, però, averlo programmato. Gestendo una situazione surreale da un giorno all’altro. Soccombendo alle scelte unilaterali del club per poi, solo successivamente, analizzare la situazione. Senza prendere la palla a balzo. La palla che rotola nei campi di calcio europei.

Con l'Australia si passa da una sconfitta agonistica ad una vittoria personale.

Del Piero ha perso per non aver scelto l’Europa che conta, per aver escluso la rivalsa sul campo, ma ha vinto scegliendo Sidney.
“La situazione, il posto migliore” nelle sue parole. Ha puntato il dito nell’emisfero australe, dopo aver viaggiato mentalmente nei quattro angoli del mappamondo calcistico (River Plate, America, Svizzera, Thainlandia, Cina, Brasile) e ha deciso. Waltzing Matilda. Alla ricerca dell'Australia. 

Del Piero in America sarebbe stato uno dei tanti. Sarebbe stato un Henry, un Beckham. Un Del Piero pensionato sul set di Hollywood. Andare in Argentina o Brasile avrebbe significato una rivalsa a metà. Calcio che conta, ma agli antipodi. Lo stesso Trezeguet prima dell’emozionante esperienza argentina con il River è passato per il purgatorio spagnolo dell’Hercules. Seedorf è al Botafogo. Ma Seedorf non è Del Piero.

La Cina che dispensa stipendi da favola, 12 milioni a Drogba e 10.8 allo sconosciuto Conca (!!!), è davvero quello che merita un campione a fine carriera? Del Piero sarebbe durato mezza stagione alla corte cinese. Geograficamente e culturalmente. Come Cannavaro a Dubai: mezza stagione da giocatore, ora dirigente dell'Al-Ahli. Del Piero non meritava uno scempio simile, lui che a denti stretti ha vissuto l'anno di purgatorio juventino in Serie B. Affondare e riemergere con la sua squadra, la sua vita.

La Svizzera sarebbe stato un ripiego. Affacciata sul cortile di casa, troppo vicina. Con il richiamo torinese a poche centinaia di chilometri a bussargli alla porta. I ricordi e l'amaro di un addio non voluto.

Se non deve essere il calcio europeo che conta la sua nuova famiglia, che almeno sia una terra lontana e corallina. Dal Vecchio Continente al Nuovissimo Continente.

Meglio scappare allora. Essere il primo, non una controfigura. Un fuggiasco verso l'inglese nasale degli aussies verso i g'day mate (buongiorno in slang australiano), verso una terra calda e vasta, lontano dal cortile di casa. Non il prestigio della Premiere, ma l'accoglienza dell'Australia.

Nella terra sottosopra. Downunder. Lontano fisicamente. Dall’altra parte del mondo. Culturalmente, molto più vicino di quanto uno possa immaginare. Dallo Scudetto all’Opera House. Dopo “aver fatto tutto qui” Alex ha “bisogno di qualcosa di diverso”.

Questa scelta tanto radicale, che stupisce in molti, trova le sue ragioni nel contesto sociale dell’Australia e nella progettualità studiata dalla dirigenza del Sidney. La figura di Del Piero dovrà rappresentare un intero movimento, quello italiano, ma anche un accordo che pone al centro la rinascita del calcio australiano a livello nazionale.
Nel paese del rugby, del cricket e dell’australian football (sport praticato da Vieri fino ai quattordici anni), Pinturicchio sarà l’ambasciatore del Calcio. Una scommessa, una vittoria. Un campione che sceglie come priorità l’ambiente in cui vivere, in cui far crescere per alcuni anni i propri figli, senza badare molto all’ingaggio ( “solamente” 1.6 mil). Controcorrente.

Se nasce, questo viaggio in Australia, da una sconfitta calcistica, si capovolge, downunder, come vittoria personale. Una vacanza-studio dai buoni intenti. Non un dorato esilio all'ombra di palme di datteri. Un impegno professionale ed umano. Una scommessa. Una rinascita culturale. Un’opportunità. Un pareggio sentimentale.

                                                                I've been around the world
                                                          A couple of times or maybe more
                                                         I've seen the sights, I've had delights
                                                                  On every foreign shore
                                                            But when my mates all ask me
                                                                 The place that I adore
                                                                  I tell them right away:

                                                           give me a home among a gumtrees...

                                                           
Ho fatto il giro del mondo un paio di volte, ma quando i miei compagni mi chiedono quale posto adori più di tutti gli rispondo: datemi una casa all'ombra di un eucalipto, piena di alberi di prugne, qualche animale ed un canguro. L’Australia Sundance. Santa Del Piero. Una nuova terra. Sky blue. Cielo azzurro. Un'altra avventura che pareggia la sconfitta precedente, quella dell'orgoglio, della riscatta e delle emozioni. Un'altra vita.


A volte un pareggio può rivelarsi un affare inaspettato. Good luck.


Note:
Per un approfondimento dell'aria musicale e sportiva che si respira in Australia, più qualche citazione (visto che questo blog si chiama spoorts and culture):

Home among a gumtrees : canzone folk che elogia la terra ed alcune tradizioni australiane (citata a fine pezzo)


Downunder: è il nome con cui viene soprannominata l'Australia. Terra sottosopra. Un divertente classico degli anni 80'. "I come from the land downunder".


Waltzing Matilda: canzone simbolo. Considerata da molti il vero inno australiano, cantata spesso allo stadio durante le partite di rugby dei Wallabies ( e di riflesso nel calcio).


Sidney Swans song: canzone della squadra di football australiano di Sidney. Inizialmente un gioco praticato solo a Melbourne e nel Victoria, da qualche decennio è giocato in tutto il continente, un misto tra rugby e calcio, gioco molto fisico e duro (Vieri lo praticò fino a 14 anni). 


Stefano Accorsi e Libero de Rienzo nei panni di Bart e Andrea, tifosi juventini (nel film vanno al Delle Alpi per Juve-Atalanta), forse, avranno ispirato la scelta di Santa Del Piero?



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