lunedì 10 settembre 2012

Finché c'è Zeman c'è speranza


Ospite di questo blog Mario Savina, un caro cugino lupacchiotto.

Questo è un blog di un laziale, e io laziale non lo sono proprio. Sono romanista, lo sono da sempre, con moderazione, senza eccessi, senza slogan, ma da sempre. Mi piace lo sport in generale, calcio incluso, ma non ho nessun gladiatore tatuato sul bicipite, né catenine con lupetti d’oro con un piccolo rubino rosso al posto dell’occhio. Sono uno che segue il calcio perché è bello fare due chiacchiere con gli amici, sfotterli quando si vince, essere sfottuti quando si perde. Perché di calcio parli con tutti, non importa il paese d’origine o l’età. Sono uno che ama lo sport, i valori che questo porta con sé, sono uno che ha giocato a basket per anni perché è uno sport per gentleman, sono uno che rispetta l’avversario e accetta la sconfitta, però…QUEST’ANNO VE FAMO ER CULO!

Zeman! Potete di quello che ve pare, che è pure vostro, che ha allenato più er Foggia de quanto abbia allenato la Roma, che nun ha mai vinto ‘n cazzo, che a dilla tutta la sua prima squadra era a Palermo, ma a noi non ce cambia assolutamente niente, er Boemo è roba nostra, come er Colosseo e la fontana de Trevi, come Roma Capoccia e la Lupa Capitolina.

Zeman, anzi, Zema, è romanista, punto. “Ole, ole, oleoleoleeee, Zema, Zema!” Il romano, si sa, non c’ha un buon rapporto con i suoni tronchi, Bar-Bare, Film-Filme, SUV-Suvve, così anche Zeman se deve adeguà, Zeman-Zema.

Dopo ‘n anno de tikitake, solo all’idea de potè vedè na verticalizzazione, il tifoso romanista è corso in massa a sottoscrive l’abbonamento pe’ na stagione che se preannuncia piena de arti e bassi, de stelle e de stalle, de gol-go fatti e subiti. E che importa se già alla prima giornata pareggi due a due co du’ gol-go in fuorigioco? 

Che importa se ancora prima de inizià il campionato ce sta l’intero quadro dirigenziale della Juventus che te pia per culo, proprio loro che se piano per culo da soli co sta storia dei 30 scudetti, dei 10 mesi de squalifica de Conte (mai cognome fu meno azzeccato)? A noi dei conti non ce frega niente, a noi ce piacciono i Baroni, intesi come Liedholm e i marchesi intesi come Alberto Sordi.

Zema è più de ‘n allenatore, de un Mister-Miste, è un maestro, un Guru, un santone, un Dio. Pure un comunista se serve a fa incazzà quarche giornalista scemo de Libero. A noi ce fa piacere, sapè che fra un assenzio e l’altro, nella redazione del giornale de Berlusconi, pure loro, così lontani da Roma, se sentono toccati da st’omo-totem, da sta faccia rugosa e da sta voce cavernosa intagliata nella nicotina. Che è per caso uscito un articolo su Petkovic? Quarcuno s’è interessato ai suoi trascorsi, alle sue abitudini, alle sue denunce? Che poi, tra de noi se lo potemo pure dì: ma chi cazzo è Petkovic? No perché, campanilismo a parte, sur serio, ma chi cazzo è?

Non importa, se stava a parlà de Zema no? Der guru, de quello che, io avendo 10 anni nel 1997, non avevo mai veramente potuto capì fino in fondo, ma che ar Bar-Bare prima o poi esce sempre fori, “Me ricordo quando c’era Zema”, “Se te devi pià Luis-Luisse Enrique-Erriche, a sto punto pijateZema, armeno te diverti”. Ecco sto fatto dell’ “Armeno te diverti”, m’ha sempre stuzzicato la fantasia, m’ha sempre riempito de gioa, de speranza. Se er vecchio ‘mbriaconeder Bar-Bare, se poteva ancora entusiasmà de fronte a un semplice nome de un Boemo, allora voleva di che il calcio poteva ancora esse ‘no sport-sporte,‘n divertimento, no spettacolo, ‘na festa.

A dì la verità dopo la prima partita, più che er soriso del vecchio ‘mbriacone m'è venuta alla mente ‘na frase de ‘nlaziale, de uno de quelli che del bel gioco non je ne po’ fregà de meno, che poi non è colpa sua se quando io c’avevo Spalletti, lui c’aveva Rossi o Reja, però m’è venuta in mente fulminea, “Co Zeman nun se vince ‘ncazzo”. Come se senza avessimo mai vinto qualcosa. Ecco a me sta guera tra poveri, tra morti de fame, tra du squadre che se dovessero sommà i trofei non raggiungerebbero comunque quelli della Pro Vercelli, m’ha sempre messo na certa tristezza, ‘n senso de malinconia.

I laziali continuano a comprà solo frutta DelMonte, passate de sugo e pelati Cirio, i romanisti, seppure sia ormai altissima continuano a pagà la polizza INA assitalia per la loro Mazda, perché in qualche modo, ste piccole cose je ricordano un’epoca lontana, prima della crisi, prima de Cragnotti e prima der crack della Italpetroli, prima de diventà spa, prima der ventunesimo secolo, o subito dopo, prima de calciopoli, prima dei 30 scudetti e de Vieri pedinato, prima de “poporoppopopooopo”, prima dei video dalla curva con l’iPhone, prima della tessera der tifoso, degli striscioni faxati e prima de tutto questo c’era un solo uomo che c’è pure adesso e che se po’ permette de girà a testa alta: Zema!

Lui per un po’ è sparito, l’hanno fatto sparì, l’hanno rilegato a un calcio infame, pieno de terra e de turchi, un calcio minore ma più pulito, più normale. E lui, Zema, s’è stato zitto, ha lavorato, s’è invecchiato continuando a fumà come tutta la tribù de Toro seduto, fuori dalle cronache aspettando de tornà, prima o poi nel calcio che conta. E per lui, l’ha detto subito, il calcio che conta è la Roma, che voi o non voi, pe culo o per bravura, è stata fuori da tutti questi scandali e scandalucci degli ultimi anni e che solo così se po’ merità il boemo.

E adesso ci siamo 3 a 1 all’Inter-Inte, e pure il più scettico degli scettici mo, quantomeno sta zitto e guarda, in attesa del primo passo falso, del primo 4 a 0 in casa, che ci sarà, perché Zema è anche questo, Zema è come un’abbuffata quando c’hai fame, un piatto de bucatini dopo un anno de Luis Enrique, na cacio e pepe senza acqua de cottura: il mal de pancia lo devi mette in conto, ma chi se ne frega! E chi se ne frega pure se Zema mente, sapendo di mentire quando dice che la Roma è al completo, che Piris è un vero giocatore di calcio e non il vincitore del concorso “Gratta e Sabatini”, che Dodò recupererà presto e che Totti non gioca trequartista. Non importa quando ‘nbranco de pischelli corre che è na meraviglia, quando Florenzi se beve tutto il centrocampo dell’Inter e er greco sembra un colosso.

Non importa perché finchè c’è Zeman c’è speranza.

Mario Savina.

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