Questa sera
andiamo a mangiare a Genazzano. “Scusate ma Genazzano dove cazzo sta?”. Il
festeggiato decide per una gita fuori porta, che per noi che siamo dei Castelli
Romani e quindi idealmente già “ for de porta”, sarebbe più che altro una gita
fuori dal cortile.
Siamo cinque
maschi che vivono una seconda giovinezza ormonale. Va da sé che i discorsi
vertano principalmente su ragazze e calcio. Con ampie ellissi tecnico-tattiche parliamo del passo felpato di una stangona mora o del doppio
passo di Cristiano Ronaldo, della solidità della nazionale tedesca e della
solidità fisica delle giovani di Berlino.
Prima di
accomodarci al ristorante prescelto, di cui si dice specialità della casa siano
gli spaghetti a “Coa de sorica” ( poi uno mica lo fa apposta a parlare sempre
di calcio e ragazze), decidiamo di scaldarci con un aperitivo.
Sullo
schermo trasmettono Russia – Italia, amichevole di preparazione agli Europei
che si giocheranno a breve in Polonia e Ucraina, valida per le battute tra
amici sulla questione del calcioscommesse.
Visto che,
come accennato in precedenza, una palla che rotola è sempre una buona scusa per
sentirsi esperti del momento, un bambino di sei anni, in piena maturazione
di una sua personale coscienza calcistica si sente attratto dalla nostra
presenza di finti filosofi e esordisce : “Perché tifate Russia?” “No guarda,
noi non tifiamo Russia, solo che il mio amico, è un amante del bel gioco. Si
sente, come tutti i maschi in età adulta, un tecnico da bar e suggeriva
all’attaccante russo dal nome impronunciabile di tirare invece che allargare
sulla fascia”. “Ma come amante del bel calcio? Io non tiferei mai contro la mia
squadra. Ma perché hanno arrestato i giocatori? Ma arrestano anche Buffon?”.
Io credevo
fosse difficile parlare con i bambini di sesso, guerre e morti, non credevo sinceramente lo fosse per il calcio. Ma fin qui mi sbagliavo.
Dobbiamo
pesare bene le parole per non rovinare le grandi aspettative che un ragazzo
di sei anni conserva romanticamente nei confronti di questo sport.
Smarcando
con un doppio passo alla Edmundo il giovane che ormai ci marcava a uomo ,
veniamo incastrati dal padrone del bar che ci svela come lui sia un tifoso
della Roma ma simpatizzante del Milan. “ So obbligato perché ce sta un
regazzino del paese che gioca col Milan baby e quindi quando diventa famoso lo
faccio sposa co mi fija e me paga er mutuo della casa”. Ormai se sono queste le
emozioni che ci può regalare questo sport meglio interessarsi subito al salto
in alto e al tiro del giavellotto.
Salutiamo e
promettiamo di tornare dopo cena per un amaro.
A tavola
come antipasto si parla della solidità tedesca e di come Neuer assomigli
all’attore di Spider Man. Poi per il resto delle portate si parla di ragazze e di
cibi locali.Il calcio ci
viene servito solo di ritorno al bar. Mentre stiamo sorseggiando un buon amaro
sentiamo degli strombazzamenti di clacson accompagnati da forti urla; il rumore
proveniente dal fondo della vallata si sta avvicinando a noi.
La
mezzanotte è passata da qualche minuto e non capiamo a cosa sia dovuto questo
baccano: una festa cittadina, un matrimonio, un addio al celibato o
semplicemente qualche ubriacone risorto nella vallata.
Il padrone
del bar, tifoso della Roma, simpatizzante per il Milan a causa delle leggi del
mercato, ci dice: “Nce fate caso, questi so li juventini!”.
“I
juventini?” chiediamo. L’aveva detto come se fossero una specie animale in via
d’estinzione, che in quel giorno e a quell’ora della notte si rimpadronivano
delle strade per dimostrare che esistevano ancora. “Si li juventini, stanno a
festeggià lo scudetto!”.
Non crediamo
al tifoso impostore fino a che non vediamo sfilare sotto i nostri occhi una
decina di macchine sonanti con bandieroni della Juve, accompagnate dai canti
dei passeggeri “I campioni dell’Italia siamo noi”. Forse passata la mezzanotte
e essendo tecnicamente già 2 Giugno la combriccola di juventini-genazzanesi
faceva la propria “sobria parata”, o forse quei tifosi festeggiavano il fatto che
Buffon non avesse preso reti nell’amichevole contro la Russia e i 3 gol erano
stati segnati tutti ai danni di De Santis e questo li rendeva automaticamente
campioni morali della Coppa Italia, grazie a un decreto emanato da pochi minuti
dalla Figc.
Niente di
tutto questo, i genazzanesi festeggiavano proprio la vittoria dello Scudetto,
avvenuto il 6 maggio sul campo e festeggiato il 13 maggio a Torino.
In un calcio
senza memoria, in cui i campioni di oggi sono costretti a scendere in campo il giorno successivo per la difesa di un altro trofeo,
in cui non c’è attimo per i festeggiamenti che già bisogna salire su un aereo e
scappare dal campo, in cui i detentori, appena vinta una competizione, già
devono pensare a difenderla, i genazzanesi si riappropriano del loro tempo
perduto e in barba al calcioscommesse, alle inutili notizie di calciomercato, alla
sconfitta della Coppa Italia e all’amichevole di una deludente Italia festeggiano
il loro personale scudetto, un mese dopo.
Per noi
cittadini della metropoli, drogati di calcio moderno e di notizie inutili di calciomercato in momenti morti della stagione, se mai l’Italia dovesse vincere l’europeo, o una
delle nostre squadre di club trionfare in qualsiasi competizione e vorremmo
festeggiare a oltranza, senza osservare galatei Fifa, sappiamo già dove andare
a fare caroselli. Un buon piatto di spaghetti alla “Coa de sorica”, due
chiacchere con gli amici e una strombazzata per le vie di Genazzano. Anche se
fosse due mesi dopo un’ importante vittoria. Il calcio in provincia si prende i
suoi tempi.
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