mercoledì 2 novembre 2011

Storie di calcio virtuale : da World Cup a Scoppolandia.

La generazione di mezzo alla quale appartengo in gioventù si nutriva di calcio. Alcuni iniziavano a militare nelle squadre locali all’età di sei anni,altri sceglievano scherma o rugby, due sport di grandi tradizioni a Frascati,ma, indifferentemente dal piccolo impegno sportivo di ognuno,si giocava tutti quanti a pallone. Nei parchi, nelle ville, nei giardini, negli anfratti, all’oratorio, in cameretta e sui balconi. Si finiva sempre sudati credendosi Baggio, Maldini,Raul o Batistuta. Uno contro uno, porta a porta, porta unica, portieri volanti, tutti contro tutti, tedesca,porticina e tornei a eliminazione diretta. Palloni di carta, succhi di frutta, palline, pali con zaini, felpe e traverse immaginarie.
Non sazi, calata la sera ci sfidavamo a Subbuteo in epici scontri Olanda-Argentina, Inghilterra - Francia, Juve - Roma. Dal piede alle dita la passione era sempre la stessa. Non di rado si spendevano le 500 lire al videogioco con schermata preistorica del bar sottocasa  smanettando con i comandi e imprecando contro il tempo scaduto e gli spicci terminati. Chi aveva l’Amiga o il Nintendo a volte organizzava con gli amici sessioni interminabili di calcio virtuale. Tiri segreti, bidimensionalità, campi ghiacciati e joystick rettangolari. World Cup. Tasto A Tasto B. Stile Barça perché a pensarci al calcio si può giocare anche solo con due pulsanti, facendo le cose più semplici. E poi fantacalcio, le figurine, Volpi e Poggi ( calciatori mediocri che hanno fatto la fortuna dei dentisti di tutta Italia): il calcio era la nostra pietanza preferita.
Si sognava tutti di diventare dei campioni, segnare all’ultimo minuto il gol decisivo al derby o procurare il rigore inaspettato a tre dal termine nella finale del Mondiale. Anche chi era terzino e aveva i piedi di a forma di Colosseo quadrato ( quello della pubblicità della Nike) non rinunciava a queste fantasie. Quando ci si è poi resi conto che la strada verso il successo era alquanto complicata, si decise di sognare, quantomeno, di diventare i dominatori incontrastati del calcio virtuale. Erano gli anni di Winning Eleven. Con l’avanzare delle tecnologie il Calcio divenne Totale.
Realtà e immaginazione si mischiavano in unico calderone. Ricordo il mio primo gol a Winning Eleven al pari di come ricordi le mie vittorie da giovane terzinaccio nei campionati nazionali. Cross da calcio d’angolo, la difesa avversaria ( comandata da Alan) allontana di testa, la palla finisce sui piedi di Edgar Davids che tira un missile terra-aria sotto il sette. Olanda 1- altra squadra 3.Una sconfitta che valeva come una vittoria. Da buon principiante, erano mesi che prendevo scoppole da tutti senza mai marcare una rete e quel gol mi ha aperto le porte del fantastico mondo del calcio virtuale.
Da lì un’infinita serie di diagonali al limite dell’aria, Zenden Overmars attaccanti laterali, Nedved e Poborsky macinatori di fasce, Roberto Carlos punta esterna ( pratica da me mai usata perché ero molto conservatore e realista anche alla Play, i rigori tutt’oggi li calcio come andrebbero calciati, ovvero chi ha buona tecnica con precisione e chi è uno zapparo bomba centrale.), filtranti con triangoli e falciate da dietro quando si rosicava. Se si spegneva la Play era il massimo degli affronti. Ho visto gente non parlarsi per mesi e non rispondere al telefono ad amici di una vita per un calcio d’angolo o un gol non meritato.
Winning Eleven si trasformò presto in Iss Pro Evolution acquistando alcuni diritti in più e conservando alcune pecionate. In quegli anni vincere un torneo a Pro equivaleva ad essere incoronato monarca assoluto. Le gesta di una vittoria sugli altri avversari poteva erano tramandate oralmente per mesi e mesi. E se successivamente si fosse persa una normale amichevole, si sarebbe sempre potuto tirar fuori la scusa di essere il campione del torneo da 16 iscritti e di averlo vinto con la Repubblica Ceca, mica con il Brasile o con l’Argentina. Le ragazze cadevano ai nostri piedi. In realtà la Play veniva prima di tutte le ragazze, le quali di solito sbuffavano da dietro i divani : “Che palle co sti videogiochi”. “Silentiiiiiii….non potrete mai capire la goduria di un gol da fuori aria e dello sbefeggio del contendente dopo ore di strabismo e di un etto di calli al pollicione!”.
Nelle mie prime grandi sessioni di Iss Pro, quelle che esci dopo sette ore di calcio virtuale e commenti il tempo meteorologico fino ad allora coperta dalle tende della cameretta con un : “C’è sole ma tira anche vento”, fui iniziato alle pratiche del gioco dal mio amico Alan, appassionato di calcio e di professione brasiliano. Eravamo soliti sfidarci a colpi di quadrati e rettangoli indossando le magliette delle formazioni da noi scelte. Il fatto che una persona abbia le magliette del Milan di Ayala e Andrè Cruz (il difensore) vi lascia immaginare la vastità della collezione. I nostri scontri andavano da Nigeria - Sud Corea a Argentina - Portogallo, Camerun - Australia e Milan - Psg. Quando si segnava era d’obbligo qualche balletto sotto la finestra. A dire il vero le partite a casa sua erano le più difficile:  espugnare la sua cameretta era molto complicato a causa di una foto ben visibile sul muro, che lo immortalava giovanissimo in braccio a nientepopodimeno che Pelè nello stadio nientepopodimeno che il Maracanà. Troppa soggezione nello sfidante. E se Pelè fosse sceso dalla foto venendo in suo aiuto?  Meglio perdere che immischiarsi in problemi più grandi di noi.
Quasi da subito iniziai ad alternare queste sessioni con altre, in compagnia del mio grande amico Giulio (anni dopo soprannominato Gazzoba), già ai tempi bestemmiatore doc. Il passaggio dalla Play Station 1 alla Play 2 fu rapido. Bastò schierare una volta con l’Inter Toldo come ariete centrale ( al bando le chiacchere sul conservatorismo) e segnare un gol di sinistro rasoterra all’ultimo minuto. Potete immaginare gli sberleffi rivolti al mio opponente. “ Segna sempre lui, l’ariete Toldddddddddooooooooo”. Il Gazzobba che già ai tempi era uomo di grande calma e saggezza si limitò a imprecare tutti i santi cristiani, a maledire metà discendenza della famiglia Moratti, a offendere le mie credenziali di buon giocatore, ad accusare le divinità buddiste e l’oroscopo di Paolo Fox. Ritornato in sé, si avviò con molta tranquillità verso lo sgabuzzino, ripresentandosi un minuto dopo  con martello in mano. Le bestemmie erano ora svanite. Si passava alla classica violenza da Hooligans di Iss Pro. La foga con cui si scaraventò contro l’incolpevole piattaforma virtuale mi riportò alla mente lo scontro iniziale di “2001 Odissea nello Spazio”.
Fui bandito per un mese da casa sua e tornai solo dopo che si comprò la Play Station 2 per testare il nuovo Iss Pro. Quando si compra l’ultimo numero della serie i commenti sono sempre sbalorditivi: “ Sembra vero” “ Che gioco! Si sono superati questa volta”, “ Gran realistico”. Senza accorgersi del fatto che siano identici ai complimenti dell’anno prima; persino a quelli rivolti a Iss Pro 2, che per far girare l’attaccante dovevi muovere a tempo con le mani la televisione, altrimenti il giocatore sarebbe andato dritto senza fermarsi.
Tra tutti questi pixel il mio più grande pregio è stato quello di non possedere mai né Play Station né X-box. Mi sono fermato alla prima Nintendo di Mario Bros e del già citato World Cup. Le suddette esperienze a casa di amici mi fecero diventare ( pseudonimo che uso ancora oggi) “il giocatore più forte di Iss Pro Evolution Soccer di tutta l’Europa Centrale a non possedere una Play Station a casa”. Anni fa mi arrivò notizia da parte di un mio amico in viaggio in Germania che a Dresda ci fosse un ragazzo che rivendicava lo stesso titolo. Adesso il quesito sarà affidato a geografi e storici per stabilire se Dresda sia o no Europa Centrale.

Nel frattempo gli Iss Pro si susseguivano e sul mercato iniziava a farsi sentire anche la concorrenza di Fifa. L’ultimo e unico Fifa che avevo era quello del 98 per il computer. Un gioco che ha fatto la storia. Si poteva trasferire i giocatori facilmente e si terminava sempre con corazzate del tipo: Barthez, Thuram, Hierro, Maldini, Roberto Carlos, Beckham, Redondo, Giggs, Zidane, Ronaldo e Batistuta con l’aggiunta di panchine che avrebbero fatto gola a mezza Europa. Da qualsiasi posizione del campo il tiro centrava la porta, prima del centrocampo non si poteva tirare, si poteva intervenire in scivolata sul portiere pronto a rinviare rimediando un’espulsione. Rimasti in sette la partita era vinta a tavolino dal computer. Si usciva rosicando ma da veri assassini. Couto e Montero a Fifa 98 giocavano col completo di Rambo Uno per questo motivo.
L’anno scorso addirittura qualche appassionato si è sbilanciato nel profetizzare il sorpasso di Fifa sul suo rivale storico. Il Gazzobba, estremista di Iss Pro, confutava queste tesi con bestemmie al quadrato e snocciolando a suo favore ben sette leggi della fisica per cui i movimenti dei giocatori di Fifa fossero irreali, tra queste la legge del : “Ma come cazzo fa Gattuso a fa ngo così?”.
Fifa doveva ancora aspettare. Erano ormai due anni che io e Gazzobba non ci sfidavamo più tra noi in lunghissime sfide condite da sinossi come :”Sti sempre a scula” “Zitto che so più forte io,na vedi mai con me a palla” “Io non ho toccato niente, la scivolata me l’ha fatta er computer, anfame!”. Avevamo preso, infatti, l’abitudine di giocare in due con la stessa squadra e sfidare il computer. Ecco quindi un Europeo vinto con l’Italia con gol di Perrotta ai supplementari, un Mondiale con la Spagna e una Champions con il Liverpool, quest’ultima sudata quattro camicie. Ma tutto ovviamente iniziando le semplici competizioni e selezionando di volta in volta la squadra. Finché l’anno scorso ci imbarcammo in quella magica avventura che tutti gli appassionati conoscono con il nome di Master League. Intenzionati ad andare al sodo  ci siamo presi subito la Lazio, con i giocatori in rosa dell’anno scorso, per risparmiarci due stagioni con i vari Castolo, Minanda e Jaric. Colonne portanti di un calcio stellare.
Lo spennellone
Primi due anni buoni, perdiamo una finale di Coppa Italia contro il Catania, quarti di Europa League e terzo posto nella seconda stagione di Campionato, con un grande Peter Crouch acquistato dal Tottenham che segnava in qualsiasi maniera. Crouch fu un acquisto obbligato essendo un pallino storico del Gazzobba; una volta rischiò di essere bandito per secoli da casa Cimotto perché un gol segnato con lo “spennellone” inglese all’ultimo minuto provocò quel fenomeno fisico che i letterati chiamano ”raffica di bestemmie di gaudio”. Tutto questo alle tre di notte con la madre di casa Cimotto militante di "Comunione e Liberazione" che dormiva nella stanza di sopra.
Crouch a parte, ingraniamo e diventiamo campioni d’Europa il primo anno di partecipazione alla Champions con lo scheletro della formazione dell’anno precedente della Lazio e con l’aggiunta di Palmieri ( giocatore inventato da Iss Pro, baluardo difensivo dai piedi a spirale), Cigarini, Giovinco e Cavani. Zarate pallone d’oro. Calcio virtuale allo stato puro. L’anno dopo facciamo il botto sul mercato, tutti via, arrivano Silva ,Ozil, Benzema, Thiago Silva e Busquets. Vinciamo tutte le coppe inventate, ma in cinque stagioni non riusciamo mai a vincere un campionato. Con 92 punti finiamo per due anni secondi. La Roma davanti a noi ne fa sempre qualcuno in più. 93. 94. I cugini hanno costruito la squadra anti-Lazio acquistando Ribery, Aguero, Nasri, Guti, Iniesta e Ferdinand. Altro che progetto. Calcio virtuale allo stato puro. Un anno gli vendemmo anche il povero Lichsteiner. Fantascienza intergalattica.
La stagione successiva firmiamo con Messi, Ibra e qualche altro fenomeno. Andiamo falliti e finisce così la nostra avventura. Come ai tempi di Cragnotti.
Sembrava che per noi due il calcio virtuale avesse fatto il suo corso ma un giorno di quelli vuoti, con le lancette dell’orologio che scorrono lente, mi arrivò una chiamata del Gazzobba a casa: “Devi venire subito. Mi sono comprato Fifa 12”. Apriti cielo. Ma chi il Gazzobba? Colui che se vedeva lo stemma della Ea sports correva a prendere benzina e fuoco? Bestemmiatore dei tre mondi, fisico in provetta e presidente delle due Laf, Lega anti foulard e Lega anti Fifa? Un’occasione da non perdere. I cattolici di tutto il vicinato sono avvertiti repentinamente onde evitare possibili fraintendimenti.
Da critico professionista non saprei dire quale tra i due giochi sia migliore. Di certo Fifa ha fatto passi da gigante e la parte tecnica su trasferimenti e svolgimento tornei è di gran lunga su un altro livello. Decidiamo di provare l’ebbrezza di cominciare una Master League dalla Serie B, cosa impossibile a Iss Pro visto che i medici sconsigliano,per salvaguardare la salute, di scegliere formazione militanti nel campionato cadetto della Konami quali il Quatzola.
Ciofani in uno dei suoi famosi calci rotanti
La scelta ricade sull’Ascoli. Il “Projetto” era di conquistare la promozione la prima annata. Iniziamo con un paio di scoppole servite a freddo. Ancora ci dobbiamo abituare. Continuiamo con scoppole a portar via, scoppole fritte, scoppole al vapore e scoppole grigliate. Crediamo forse che sia il fatto di distrarci ogni volta che la voce di Caressa pronunci il nome di “Papa Waigo” a non garantirci la giusta concentrazione per portare a casa almeno un pareggio. Fatto sta che dopo una cocente scoppola contro il Sassuolo riavviamo da capo. Basta. Si rivoluziona tutto da oggi. Iniziamo nuovamente, ma stavolta con il Padova ( che a Fifa è “Padua”, forse alla maniera padana, chissà). Il “Projetto” era quello di conquistare la promozione la prima annata. Cutolo, Milanetto e Succi i nostri eroi. Dopo una partenza stravolgente ordiniamo due scoppole alla giudea, scoppole salate, scoppole tritate, scoppole al curry, scoppole sottolio. Rischiamo l’esonero. Diventiamo i monarchi assoluti di Scoppolandia.
Le imprecazioni si moltiplicano. Sinceramente io posso capire la difficoltà sempre crescente dei giochi di calcio virtuale, ma prendere tre gol da Caridi del Grosseto è proprio frustante. Per non parlare di Ciofani dell’Ascoli che quando lo avevamo noi era una pippa al sugo e ora sulla fascia si diletta in doppi passi, tunnel, piroette e calci rotanti.
Io ci provo a continuare a credere nel “Projetto” ma il Gazzobba assicura che appena ha tempo si va comprare Iss Pro 12 e al diavolo Fifa, Blatter, Platini e Ciofani.
Isterismo da calcio virtuale. L’amore per il pallone porta a tali pazzie. Malattie incurabili. Ma attenzione a non illudersi tanto facilmente . Questo mondo soprannaturale è solamente l’altra faccia di una medaglia ben nota. A volte non si allontana di tanto dalla realtà. Così come i videogiochi ti fanno innamorare di piccoli particolari, di controfigure e attori secondari di questo sport, nel calcio reale spesso sono i Gottardi, i Marco Lanna, i Guglielminpietro, gli Hargreaves, i Poggi e i Fabio Junior che lasciano un tocco di magia nell’aria . Esseri normali che per un giorno o per un’esistenza intera diventato degli eroi o dei mostri, ti riportano dolcemente indietro con gli anni, a quando eri bambino e sognavi un futuro da calciatore. Così è il calcio virtuale.
Certo vincere due Champions League con la Lazio e poi rischiare di essere esonerato con il Padua è un’esperienza che non auguro a nessuno.

Ciava.

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