lunedì 24 ottobre 2011

La remuntada rossonera e le muntature di testa.

Con l’infrasettimanale alle porte un articolo sul fine settimana calcistico appena terminato deve, causa di forza maggiore,uscire improrogabilmente il Lunedì. Domani già si rientra in campo: Fiorentina – Juventus, sfida storica nel panorama pallonaro italiano e dato che tra gobbi, bistecche, controfiletti  e una o’a o’la ‘o la ‘annuccia si fa presto a dimenticare il turno precedente, bisogna affrettarsi a stilare un resoconto decente di una giornata che ha lasciato molti spunti. Il Calcio, si sa, ha poca memoria.
La partita inaugurale della giornata di campionato è Juventus – Genoa. Causa fatica accumulata nella giornata di sabato, la vedo per obliquo, sdraiato sul divano, con occhio destro totalmente chiuso, occhio sinistro che lascia intravedere una piccola parte di pupilla, emisfero destro che crea paradisi caraibici nella dormiveglia, trasformando il divano in amaca ed emisfero sinistro che tenta con sforzo invidiabile di stare dietro alle urla sinottiche di Caressa.
Riacquisto piena coscienza di me e del posto in cui mi trovo solo ad entrambi i pareggi del Grifo. I commenti di disfatta sono i classici che seguono periodicamente da qui a cinque anni a tutti i commenti d’elogio alla Vecchia Signora. La Juventus non fa in tempo ad essere messa tra le pretendenti al titolo che subito viene ridemensionata dai risultati sul campo. E’ un lustro che si vocifera e si decanta questa fantomatica rinascita, ma la realtà dei fatti riporta sempre i buoni spiriti a riniziare da zero e a ricercare motivazione e carattere della vera Juve. Se non ci avessero assillato con questa storia del ritorno ai vecchi splendori, con tutte queste aspettative, con tutte queste chiacchere ( dopo un 4-0 e uno stadio nuovo già si è candidati allo scudetto), se si fosse saputo vivere il momento, senza criminalizzare qualsiasi allenatore che passasse per Torino, la squadra bianconera avrebbe di certo portato a casa migliori risultati.
Ma forse, abituati a vincere, non hanno saputo gestire una situazione di ristrutturazione dal basso. Si è semplicemente sempre amplificato sia il clamore delle vittorie che dellle sconfitte, senza mai dargli il giusto peso. 
Tutto questo mio parlare di Juve, forse è stato ispirato dalla dormiveglia e dal fatto che quella della Vecchia Signora contro il Genoa fosse l’unica partita in calendario il Sabato, perché di solito l’interessamento per la squadra ora allenata da Conte si avvicina quasi allo zero. A “Studio Sport” mi dicono parlano solo della Juve.” Pallone d’oro nuovamente a Messi, colleghiamoci con Torino per sapere come i tifosi bianconeri hanno reagito alla notizia” “Maxi cerrada del campionato Nba, vediamo cosa dice a riguardo il ds juventino Marotta”. A Roma e dintorni, invece, funziona più o meno così : “Lazio merda, zitti voi giallozzozzi che me fate ride. Hai visto il Milan si? Mortacci loro, della remuntada, de Galliani, sto beccamorto e del capo suo. Ma l’Inter, che ne pensi di Ranieri? Che dici il Napoli ormai pensa solo alla Champions? Certo Mihalovic sta vivendo un brutto momento con la tifoseria viola. Sta cavolo de Atalanta come va. Mamma mia l’Udinese non vorrà ripetersi anche quest’anno.” E così si continua passando in rassegna Novara e Lecce, Pescara e Sampdoria e accidentalmente ogni tanto si parla di Juve, per sbaglio.
La Domenica, finalmente, arriva il calcio che conta. Non solo: ci sarebbe anche da parlare di rugby, con una Francia spauracchio storico degli All Blacks, che contro qualsiasi pronostico perde solamente 8-7 contro i padroni di casa, nuovamente sulla vetta del mondo dopo 24 anni. Ma la palla ovale è uno sport nobile e non si presta troppo a chiacchere da bar come il tanto amato e scalmanato calcio. Davanti a tre pinte e qualche naso rotto, potremmo parlare senza problemi di rugby, ma questa non mi sembra la sede adatta. Per adesso preferiamo ancora il “Borghetti” e i “ma che stai a di, non ce capisci niente, a squadra mia è ‘a più forte de tutti aoooo!”.
La gara di mezzogiorno è uno spettacolo a parte. Da mangiatore professionista della Domenica, che scambia spesso il pranzo con la colazione, accendo la televisione e il Milan già perde per 3-0 in terra salentina. Come avrebbe sentenziato più tardi Edoardo : “Io da mo che avevo già strappato la schedina se mi fossi giocato la vittoria der Miran”. Ma se il Berlusca sembra sempre che sia vicino alla caduta o con le spalle al muro pronto alla resa e riesce in qualche modo a salvarsi o rigirare la frittata in suo favore, figuriamoci se ogni tanto non lo possa fare la squadra di calcio di sua proprietà. Per sua fortuna in campo al secondo tempo non scende Scillipoti ma un ispirato Boateng, che se non avesse la visione di gioco che ha e non fosse appassionato della serie “Mine sotto il sette” sarebbe sicuramente un clandestino odiato dai compagni di merende del Silvio nazionale. A realizzare l’inpensabile ci pensa Yepes, che, essendo la teoria delle supposizioni una scienza esatta, se non fosse stato calciatore sarebbe stato a quest’ora un narcotrafficante di tutto rispetto.
E’ così che si completa la famosa “Remuntada” che forse in milanese-padano si dirà tale e quale “Remuntada”. Che a pensarci bene questi padani vorrebbero fare tanto i celti ma per come parlano e come si agitano ( vedere Galliani al gol del 3-4) sembrano più che altro andaluso-gitani.
A trovare una spiegazione logica ci si è messa un’equipe di precari dell’università del Gran Sasso ( l’unica nel mondo costruita sottoterra grazie all’ambizioso progetto del dicastero della Gelmini) che hanno scovato le cause delll’inversione di tendenza nella partita di Lecce nella “Zur Farbenlehre” o “Teoria di colori” di Goethe e nella trasmissione di malasorte negli spogliatoi delle squadre di Calcio. Per semplificare il tutto e far capire anche ai non luminari le cause sono da ricercare nella carriera da calciatore dell’allenatore Di Francesco e nei colori della maglia del Lecce ( per i daltonici giallo e rosso) che sarebbero portatori sani della “Remuntada subita” anche nota come “Scoppola inaspettata”. I più infatti ricorderanno la clamorosa sconfitta subita dai giallorossi in un clamoroso Genoa-Roma 4-3. Questione di geni insomma.
A fine partita le lingue dei conduttori di Sky si preparano per stendere il tappetto rosso al Darth Vader del calcio italiano : Adriano Galliani. Il dirigente rossonero ( seguendo la tradizione del suo datore di lavoro) non resiste a lasciare alcune critiche tra il farsesco e il ridicolo. "La colpa delle nostre disattenzioni nel primo tempo è dovuta dal faticoso cambio di metabolismo che siamo stati costretti ad affrontare per preparare il match giocato a mezzogiorno". Tutti sanno ( queste le sue tesi) che un giocatore dopo una partita dorme poco o male, causa adrenalina. Quindi, dopo il turno di Champions che ha lasciato i nostri eroi insonni o, alla meglio, pieni di incubi infestati da Messi e compagni che conquistano San Siro a colpi di tacco, il “Miran” è stato costretto ad alzarsi tutti i giorni alle 8 del mattino per abituare il fisico all’anticipo domenicale. Abbiamo dormito male e poco. Ora qui tutti sanno, invece, che la forza del Lecce è da anni proprio quella: alzarsi presto la mattina, intorno alle 6, riscaldamento rapido a ritmo di pizzica e taranta, bruschetta al pomodoro alle 8 e tutti a correre scalzi sotto il caldo sole salentino di mezzogiorno.
Abbiamo scoperto che i milanisti, sono pieni di soldi, di titoli e di grinta ma guai a svegliarli alle 8 di mattina o a servirgli il caffèlatte prima del dovuto.
La giornata per fortuna continua e porta altre gioie che mi fanno dimenticare presto il faccione dello zio Fester del campionato italiano.
Scopro da un comunicato Fifa che la Lazio giocherà alle 20.45 perché la partita di una squadra così forte non può sovrapporsi all’orario del grande derby di Manchester. Principalmente è spiegato ( in inglese, francese, spagnolo, italiano e tedesco) che toglierebbe parte di spettatori di un bacino di utenza che adesso va dalla West Coast agli Emirati Arabi per lo scontro tra Citizens e United ( ndr. A presto forse un mini articolo su questa partita).
Mi rilasso dopo il grande spettacolo inglese con le partite nostrane. L’Atalanta vince in trasferta a Parma con doppietta di Ma’i Morale’ e senza i punti di penalizzazione sarebbe seconda in classifica. L’Udinese, dopo tre gol rifilati al Novara è sola in testa. Ma la vera notizia in terra romana è il gol di Erik Lamela all’esordio assoluto in Seria A.
Aspettavano questo momento i tifosi giallorossi con molto ottimismo e il giovane argentino li ha ripagati con un bel gol a giro sul palo opposto al settimo minuto. Roma uno, Palermo zero. Ottima vittoria per Luis Enrique.
A parlare con i romanisti e con qualsiasi appassionato di calcio è naturale che venga fuori il “Teorema di Shevchenko” ovvero “Lamela ha tirato o voleva crossare?”. C’è chi assicura che voleva far gol altrimenti per far un traversone così bisogna ricredersi tutti sulle doti dell’argentino. “ E’ na pippa nata se voleva crossa”. Altri che mettono in dubbio questa tesi ( romanisti compresi) portando a loro favore il fatto che il fantasista giallorosso guarderebbe al centro dell’aria disinteressandosi del portiere. Unica cosa certa è che il nome sul tabellino dei marcatori è quello di Lamela e cross o non cross questo gol ha donato nuova linfa all’ambiente giallorosso, dopo la sconfitta del derby, e sicuramente avrà dato carica al giovane argentino e a Luis Enrique, cosciente di avere una carta in più da giocarsi. L’unica problema sarà nel non eccedere con gli elogi e le aspettative. In poche parole non “muntargli” la testa. Tempo al tempo.
La serata si conclude con la Lazio ospitata a Bologna. Si spera tutti che l’euforia del derby abbia avuto effetti positivi e non abbia fatto rilassare eccessivamente i giocatori biancocelesti. La partita fortunatamente è abbordabile, ma mai scherzare con l’avversario soprattutto se il posizionamento in classifica è pessimo e si cerca un’oppurtunità per cambiare rotta e soprattutto se dall’altra parte gioca Marco Di Vaio, che anche se sono 204 giorni che non segna è pur sempre un attaccante temibile. Da ex laziale già ce ne ha rifilati parecchi. “Guarda te se questo se deve sveja proprio oggi eh!!!”.

Alla fine una Lazio decente e mai veramente dominatrice indiscussa della partita porta a casa un’ottima vittoria che gli certifica il secondo posto in solitaria del campionato. Autogol di Acquafresca su una punizione dal limite laterale destro dell’area di Hernanes. Avrà pensato in un protobrasiloromanesco “ Eu a tiro a bola, uma mina ar sentro dell’arengi poi quadunaõ a nsaccheraõ, si è de da equipo meu es igual si fosse um autogolazo esulto eu,stimarongi, que u meritu è u meu que ho tirado uma sveja ao sentro, anacapitaõ beleza!”
Il secondo gol è firmato Lulic, in forma strepitosa, esterno di difesa, interno di centrocampo, ha deliziato gli spettatatori anche come mezzapunta improvvisata, a discapito dei piedi esagonali battuti col ferro e acciaccati da un trattore all’età di cinque anni.
Dall’Ara espugnato anche grazie alla migliore prestazione di Marchetti quest’anno ( non ci voleva molto). Che sicuramente riempe di fiducia il nuovo portiere laziale. L’unica nota ancora da da definire è quella di Cissè, nuovamente a secco di gol ( dall’esordio col Milan); a mio avviso soffre leggermente una silente competizione con Klose. Ed è agitato dal fatto che al derby non abbia segnato. Perchè Osvaldo si era preparato la famosa maglietta con l’uniposca ma Djibril, coerente col suo stile, la scritta s’è l’era tatuata direttamente in petto. Spifferi dallo spogliatoio vociferano un : “Vi ho purgato anche io. Ma occhio romanista che è risaputo sotto le docce di mezza Europa che non me chiamo Osvaldo”. Alcuni esteti della lingua ci hanno voluto riconoscere un riferimento ad attributi sessuali, ma è ancora tutto da chiarire.
Cissè o non Cissè la Lazio ora è seconda in classifica ad un punto dall’Udinese. Una situazione invidiabile. Spero solo che al prossimo passo falso, al pareggio immeritato o alla prossima sconfitta rimediata non riescano fuori le critiche gratuite e per niente costruttive a cui siamo stati abituati ultimamente da una parte del tifo biancoceleste. Da questa parte del Tevere niente è guadagnato, sembra che tutto sia dovuto. Si doveva arrivare quarti, si dovevano vincere tutti i derby, anche quelli del cuore, non si dovevano mai togliere Zarate ed Hernanes dal campo. Zero apprezzamento e riconoscimento al lavoro di Reja e della dirigenza. Ora che mi sembra sotto gli occhi di tutti il vero valore di questa squadra, che si lasci lavorare chi di dovere e se ogni tanto si pareggia o si perde che non si “muntino” tragedie. Tutto è da guadagnare. Per favore non “muntiamoci” la testa anche noi troppo presto.


Ciava.

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