domenica 18 settembre 2011

Inter - Roma . In bilico sul trespolo.

Il fine settimana è arrivato e da buoni amanti del Calcio bisogna stilare il programma completo degli appuntamenti da non perdere. La Domenica si rivela ricca di interesse. La mia agenda prevede : 13.00 mega pranzo di venticinquesimo di matrimonio della cugina di mia madre, 14.30 tentativo di smaltire tutto il cibo ingerito e alleggerirsi per il pomeriggio da passare sul divano, 14.50 escamotage per defilarsi dal ricevimento, 15 pm Lazio – Genoa, 17 pm Manchester Utd – Chelsea, 20.45 Napoli – Milan. Mega indigestione da banchetto e da calcio giocato.
Il tutto introdotto da un buon antipasto : Inter – Roma di Sabato sera. Una partita atipica per la situazione attuale delle due formazioni in cerca d’autore.
La trama è quella scritta dalla stampa questi ultimi giorni: il confronto tra i due allenatori.
Gasperini naviga in brutte acque dopo le sconfitte contro il Palermo e una squadra turca che non ricordo neanche come si scrive, credo una cosa simile a "Tranzrospor", ripescata in Champions, che molto probabilmente non sarà la sorpresa del torneo, come lo fu la Danimarca agli europei del '92, ripescata all'ultimo e vincitrice della competizione.
Fossi stato il nuovo allenatore nerazzuro mi sarei iniziato a preoccupare dal giorno che mi avessero iniziato ad addossare il soprannome “ Gasp”. Con un nomignolo così, che ricorda molto i personaggio di Paperino ( “Zio Paperone! Che fine ha fatto Zio Gasp? ") non è difficile imboccare la retta strada del fallimento. Soprattutto in una piazza febbrile e schizofrenica come quella interista, ripiombata negli incubi di qualche anno fa dopo la partenza di Mourinho e spaventata da un ritorno all’anonimato di alta classifica. Aggiungiamoci anche una fiducia del Presidente Moratti verso il suo “impiegato” che può essere paragonata alla media della considerazione che Zamparini ha verso i suoi allenatori e immaginiamoci come si debba sentire il povero Gasp. Una vignetta mal disegnata.
Mentre Luis Enrique, soprannominato benevolmente Luigi Enrichetto ( nomignolo che ricorda un regnante goffo ), o  anche “Gianni, l’ottimismo della vita”, si trova nell'arduo compito di vendere bel gioco al tifo romanista o come avrebbe detto una vecchia gloria della panchina giallorossa : “il fumo della pipa”. Un’opera di convincimento che lentamente trova i primi frutti : elogi dalla stampa calcistica sempre in cerca di belle storie e fiducia da parte di  qualche tifoso disorientato e frastornato dai quintali di dolci parole riversate sul “progetto Roma” da sei mesi a questa parte.Un appuntamento da non perdere insomma. 
Da buon laziale rispolvero il trespolo deposto in cantina. Anche se devo specificare che il mio “gufare” la Roma non significa tifare per l’Inter. Non provo simpatia per una società in mano ad un povero petroliere che negli anni non ha fatto che peggiorare l’ambiente del calcio italiano. Tanti calciatori comprati, miliardi spesi senza un filo logico, vittimismo e Calcio vissuto e inteso come sfizio personale. Risparmio solo i buoni (dal cuore buono) Zanetti, Ronaldo e Baggio.
Sono romano e laziale e se dovessi nominare una squadra del Nord che mi è simpatica direi l’Ajax; per me Inter, Milan e Juve sono tutte uguali.
Per i malpensanti: se credete che io abbia esultato al gol dell’Inter contro la Lazio all’Olimpico ( Oh nooooo) vi sbagliate. In linea di massima ero contento che la Roma non avesse vinto il Campionato, ma mai mi permetterei di fischiare il mio portiere ed esultare ad una sconfitta della mia squadra. Me ne vado silenzioso e realista senza fare buffonate.Gufo quindi per struttura genetica.
Il fischio d'inizio si avvicina ma per mia sfortuna riesco a vedere la partita solo dal quarto d’ora del primo tempo. Il trespolo è ben lucido e quando accendo il televisore al diciassettesimo la prima immagine che mi appare è Stekelenburg dolorante a terra. Mi sento un po’ in colpa perché ho paura che le mie “macumbe” si siano rivolte contro il portierone olandese. Non era mia intenzione; gli olandesi mi sono anche simpatici e non auguro di farsi male a nessun avversario,esclusi Mexes, Ibrahimovic,Chivu e Lucio (il nome del brasiliano non era presente nella lista dell’articolo originale, ma l’ho aggiunto dopo i consigli di amici giallorossi. Un piccolo gesto di solidarietà per i miei cugini).
La partita è molto statica, qualche buono spunto di Forlan e di Borini da ambo i lati, ma le due squadre stentano a proporre un gioco efficace. Impiego tra la mezz’ora ei quarantacinque minuti a capire con che modulo giochi la Roma e alla fine solo l’aiuto del Gazzobba, subentrato sul divano di casa mia per il secondo tempo,mi illumina sul fatto che Perrotta stia giocando terzino destro.
Già l’inserimento di Taddei mi aveva stupito ma la scelta di Perrotta a destra mi fa solo sorridere. Esterni bassi come si chiamano nel calcio moderno, che è deprimente anche grazie alla stampa e al rinnovamento del dizionario del Pallone.
La rivoluzione dell’asturiano. Penso che forse anche io potrei avere un futuro nel calcio mondiale. Ipod, occhiali Ray Ban, lavagnette magiche, gioco del telefono per diramare i miei consigli tattici ai giocatori, schema del “un due tre stella per i calci d’angolo” con l’ariete che poggia il braccio e la testa sul palo, Klose difensore centrale, Toldo boa e Roberto Carlos e Nedved punte larghe ( Iss pro evolution insegna).
Marcheggiani a fine partita elogia con grandi parole il coraggio di Luis: perché in Italia non siamo abituati a vedere giocare una squadra con solo due difensori di ruolo. Forse l’ex portiere biancoceleste dimentica che non siamo abituati perché in Italia in difesa ci giocano i difensori e se proprio vogliamo dirla tutta anche la Lazio ultimamente gioca solamente con Dias e Biava, perché sicuramente Zauri, Konko e Lulic rientrano nella categoria delle “pippe al sugo”.
De Rossi invece gioca in un ruolo bizzarro, regista di centrocampo,ma a volte retrocede ( anche con la palla in possesso della Roma) in posizione di libero; si diverte molto ed entra quasi sempre nella manovra romanista mentre Totti arretra spesso fino al cerchio di centrocampo per impostare una trama dalle retrovie.
Kjaer è la fotocopia spiccicata di Mexes, Pjanic si accende e si spegne, batteria scarica, Osvaldo ha gli scarpini ancora sporchi di farina, causa il suo lavoro mattutino di panetterie. Tirando le somme il migliore in campo è il giovane Borini, già osannato dalla critica e dalla stampa ( da fine primo tempo). Speriamo che non senta troppo la pressione ed i complimenti perché sinceramente mi sembra il miglior acquisto della Roma quest’anno.
L’Inter,dal canto suo, sembra una compagine di mangiatori di oppio: disorientata al massimo,poco filtro a centrocampo, dimenticanze in difesa ( su tutti Ranocchia) con i soli Snejder e Forlan a cercare di dare un significato all’impostazione del gioco ma con il resto della troupe che si ritrova in campo per sbaglio, tra tutti Obi; la forza non è con lui.
I giallorossi giocano meglio nella trequarti e l’Inter è più pericolosa nelle zone dove la Roma ha preso ciò che ho imparato chiamasi coraggio;sulle fasce laterali per intenderci.
Se non fosse che la Roma sta giocando contro l’Inter e l’Inter sta giocando contro la Roma le due squadre si sarebbero portate a casa un’amara sconfitta contro qualsiasi altra formazione del Campionato Italiano.
Il secondo tempo è più vivace, alcuni dicono che la Roma mostra molta personalità, da laziale sono molto contento perché la Roma non fa un tiro in porta e si cerca di vendere questo scempio per buon calcio. Magari sempre questa personalità,con l’unica occasione chiara nata da una disattenzione di Cambiasso, con una conclusione di Osvaldo che assomigliava molto ad una pagnotta appena sfornata. 
L’Inter,sempre senza ordine e molto in confusione, crea qualche occasione,soprattutto dalla fascia destra, dove Zarate sembra quasi rinato nel confronto con Taddei.
Nella Roma entra Gago, da me e Gazzobba soprannominato il “Tassista”,rivelazione del mondiale under 20 del 2005 ( un grazie per avercelo ricordato al telecronista Compagnoni) ed esperto scalda-seggiolini del Bernabeu, tassista a tempo perso per arrotondare i milioni regalatigli da Florentino Perez.
Borriello che non tocca un pallone sostituisce un buon Borini. Tutti i milioni spesi per Bojan e poi trovarsi un ragazzo così giovane e con tanta personalità sicuramente è una sorpresa; a mio avviso un buon affare per il futuro.
Il clou si raggiunge quando Gasp ( sic ! ) sostituisce Forlan, uno degli attaccanti più forti del mondo già sotto effetto della brutta aria che si respira a Milano, per Muntari. Fischi da parte di tutto San Siro.
Le ultime occasioni sui piedi di Snejder sono vissute sul divano di casa mia con sentimenti altalenanti. Il Gazzobba sul tiro salvato da Kjaer è insicuro se urlare per l’amarezza o per la gioia,visto che il fantasista olandese è schierato nella formazione "fantacalcistica" di Edoardo Di Stefano (solo il cognome da fenomeno) con cui si scontra questa giornata. Arrivo alle conclusioni che il Fantacalcio è adatto solo a persone prive di sentimenti o dannatamente realiste.
Il triplice fischio mette fine ad una partita non spettacolare, tra due squadre decisamente ancora molto lontane dal proprio gioco ideale.
Gasp ( benf ! ) ne esce più ammaccato, perché a Milano non possono aspettare e l’Inter non ha nessuna traccia di quello che si definisce chiamare gioco di squadra.
Luis Enrique sembra soddisfatto a fine gara anche se la sua Roma ancora stenta a prendere forma. Rari i tiri in porta ma più convinzione nell'impostazione, anche se niente di particolare. Il tecnico spagnolo ha sicuramente più tempo e credo che con qualche giusto innesto dall’anno prossimo si potrà iniziare a parlare di nuova Roma.
Ripongo il trespolo in cantina, ben soddisfatto di un pareggio che accontenta entrambe le squadre ma non risolve i problemi di nessuno.
Ad essere sinceri la forma indefinita presa dalla società giallorossa non mi permette di “gufarla” e “odiarla” ( in senso calcistico che vuol dire anche “amare” ) a fondo. Il simpatico Di Benedetto mi sembra un boss della mafia uscito da i “Soprano”, niente a che vedere con l’astio che provavo verso i Sensi. Il tecnico asturiano poi non mi dispiace: convinto dei suoi metodi e con un ottimo spirito.Borini, Pjanic, Gago e compagnia bella non rientrano nella categoria di “giocatori avversari” come lo potevano essere Mexes e Vucinic. Pellissier, Pato o Osvaldo non fanno differenza per me. Questa squadra che non è dei romanisti non è neanche mia. Chievo, Fiorentina, Juve o Roma mi fanno quasi lo stesso effetto.Possibile? In parte è vero se non fosse per un'eccezione. Anzi due : Totti e De Rossi.
Se non fosse per loro i giallorossi sarebbero come qualsiasi altra squadra ai miei occhi.
I miei cugini si devono rassegnare; finché giocheranno il Pupone e Capitan Futuro rispolvererò sempre il trespolo riposto in cantina.
Quando non ci saranno più la Roma potrà vincere anche lo Scudetto; tanto neanche varrà la pena dannarsi o rimanerci male per un gol segnato da Osvaldo o da Borini o per un trofeo messo in bacheca da Di Benedetto. Prima o poi anche i gufi vanno in pensione.

Ciava.

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